Ciò che comunque rese importante nel passato Montereggi, furono le sorgenti di acque perenni che sgorgavano dal costone roccioso del monte proprio di fronte alla chiesa di S .Ilario. Fin dai tempi dei romani furono queste acque, opportunamente incanalate in un acquedotto, a dissetare la popolazione di Fiesole. Dei resti dell’acquedotto ce ne dà notizia alla fine del ‘700 anche Angelo Maria Bandini, che segnalò, in località Baccano, «un torso di torre rovinata», in più nel bosco sopra la Villa Monetti, sul versante meridionale della piana di Montereggi c’era, ancora qualche anno addietro, un mucchio di pietrame e laterizio che probabilmente apparteneva all’acquedotto romano.

Nel XV secolo le acque di Montereggi furono destinate anche a servire i bisogni idrici di Firenze e i Medici inaugurarono costose opere per allacciare le diverse sorgenti tramite condotti e serbatoi per poi convogliarle verso la città. Ancora oggi in alcune fontane di Firenze, tra cui quella di S.Croce, sgorga l’acqua di Montereggi .

Infine il Granduca Leopoldo di Lorena fece dirottare le acque del Condotto Reale di Montereggi anche per l’uso dell’Arcispedale di S. Maria Nuova.

Scendendo giù dalla chiesa di S. Ilario per la mulattiera, si arriva nelle Mulina di Montereggi.

Dal 400 la località è ricordata per i suoi mulini. Nel 1809 durante il regno napoleonico risultavano attivi alle Mulina «9 mulini ad acqua».

Nel 1840 si ha notizia che cinque complessi erano funzionanti per la macina del grano. Nel 1870 alcuni di questi edifici operavano ancora.

Intorno al 1920 funzionava un solo mulino, quello della casa Manetti  alla Querciola, poiché dal 1872 il Comune di Firenze acquistò dal Demanio l’Acquedotto di Montereggi, e le acque del lago sopra la Pieve furono quasi del tutto convogliate verso Firenze, le macine delle Mulina furono costrette a rallentare la loro attività per mancanza d’acqua .

In pochi decenni finì la vita operosa di questi edifici che erano stati attivi fin dal XV secolo.

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